storia
DON LUIGI AGOSTINI
Cappellano del Battaglione Alpini FELTRE
e Parroco di COGOLLO DEL CENGIO
Don Luigi nasce a Borbiago di Mira (VE) il 20/2/1884 Educato da genitori sani ed essenziali nei principi religiosi e civili il giovane cresce nel corpo e nello spirito Luigi aveva un fisico atletico alto oltre 2 metri e un animo sensibile e attento al prossimo. Dopo aver frequentato il seminario di Padova fu ordinato sacerdote nel 1908 e fu subito mandato direttore dell'orfanotrofio maschile di Thiene dove rimase per poco tempo infatti Mons. Flucco lo volle come curato nella parrocchia di Thiene dove seppe farsi amare da tutti( si racconta che la stanza che ospitava Don Luigi fosse un porto di mare dove i giovani andavano e venivano chiedendogli romanzi da leggere, di organizzare gite e per farsi correggere i compiti) Don Luigi venne chiamato alle armi nel 1915, a Verona fece un breve corso per Cappellani militari e fu quindi assegnato al Battaglione Alpini "Feltre" nel dicembre del 1915 mentre questi si trovava a presidiare la Valsugana
Il suo compito era quello di mantenere e rinfocolare la fede in" branco di bestemmiatori" come il tenente Caimi eroico comandante di plotone definiva il Battaglione in quel tempo. Così lo descrive nel dopoguerra Angelo Manaresi ufficiale aiutante " l'anima del Feltre l'ufficiale di collegamento fra noi superstiti e il Paradiso nell' inverno del 15 venne accolto con titubanza dai vecchi Alpini che han fatto la guerra di Libia , ma la sua parlata veneta il suo calmo camminare , il fumar toscani e il bere vino , fino all'alternare ai canti sacri le canzoni alpine lo fecero diventare il loro idolo e i fatti parleranno per lui".
Don Luigi ha vissuto la guerra nel vero senso della parola, perché non al fronte interno con i comandanti ma in trincea con gli alpini in mezzo al fuoco della mitraglia e agli scoppi delle granate. La sua vita fra i soldati lo rese uno di loro ed egli gli esortava infiammandoli a compiere il dovere nei momenti del combattimento ma sapeva anche premiarli con licenze che otteneva dai superiori.
Con il battaglione Feltre partecipò in aprile del 16 alle battaglie di Monte Cista e Monte Cima, in agosto del 16 il "Feltre" partecipò alla battaglia che portò alla conquista il 27 agosto del Monte Cauriol, si attestò quindi a difesa realizzando lavori di camminamenti e gallerie Fu in questo periodo che don Luigi volle costruire una chiesetta per ricordare i caduti. A forza di sigari e fiaschi di vino i lavori con i pochi mezzi a disposizione si protrassero da aprile a settembre del 1917 la benedizione e la prima Messa ebbero luogo il 15 settembre celebrante Don Luigi assistito dal Cappellano del "Monte Avernis" La chiesetta ebbe esercizio assai breve in quanto all'inizio di novembre in seguito al disastro di Caporetto l'intero fronte del Vanoi veniva arretrato per la difesa del Monte Grappa. Il "Feltre" venne schierato nel crinale dei Solaroli, Fontanasecca e M. Tomba. Nella battaglia del 13 - 14 dicembre sul Valderoa il "Feltre" viene praticamente distrutto su 800 uomini 670 furono le perdite fra morti e feriti ma gli Austriaci non passarono. Fu proprio sul Fontanasecca e Valderoa che Don Luigi Agostini si guadagnò 2 medaglie di Bronzo al Valor Militare.
Si racconta che sul Grappa durante un combattimento essendosi dato alla fuga un Maggiore di fanteria e avendo questi gettato scompiglio fra i soldati il Cappellano del "Feltre" non esitò con mezzi molto persuasivi a costringere il Maggiore a fermarsi e a riprendere il comando. Dal Grappa passò al M. Cimone in Valdastico partecipando a colpi di mano contro postazioni Austriache nella conca di Laghi e Posina. In ottobre il "Feltre" si spostava in Vallagarina ad Avio a difesa del Monte Coni Zugna in novembre gli alpini occuparono Rovereto e nel pomeriggio del giorno 3 entrarono in Trento.
Don Luigi seguì il Battaglione anche dopo l'armistizio fino ad Innsbruck.
Congedato, divenne dal 1922 Parroco di Cogollo. Don Simeone così lo ricorda " Un uomo grande con due lunghe braccia, con la fronte spaziosa, parlò a tutto il popolo presente. Parlò della nuova chiesa i cui lavori erano sospesi a causa della guerra, ma che egli intendeva riprendere il più presto possibile: parlò della gioventù che desiderava coltivare dopo la dispersione della guerra. Il suo programma era semplice e chiaro, ed egli lo attuò con il passo dell'alpino".
Nel 1924 il nuovo parroco incominciò i lavori della nuova chiesa, impegnandosi in prima persona a reperire i finanziamenti ed a controllare la regolarità dell'afflusso dei materiali e della presenza degli operai.
I Cogollesi lo ricordano sempre sulla breccia al cantiere quasi come una sentinella come un alpino vigile sul comportamento e sull'impegno secondo la tabella di marcia. Il 9 luglio 1927 nonostante i lavori non fossero ancora finiti venne organizzata la solenne benedizione dell'edificio sacro intitolato a San Cristoforo.
Solamente nel 1933 la consacrazione delle campane sancì il completamento della Chiesa, iniziata da Don Contro e realizzata da Don Agostini.
E' stata sua la volontà di far fondere un campanone per ricordare i Caduti del Monte Cengio.
Da buon Alpino non mancò alle adunate nazionali degli alpini nel 1931 a Genova, 1934 a Roma e nel 1935 con diversi alpini Cogollesi si recò a Tripoli. Nel 1937 alla presenza dell'On. Manaresi venne inaugurato e benedetto il gagliardetto del Gruppo Alpini di Cogollo, Gruppo fortemente voluto e costituito da don Luigi e da Abele Zordan nel 1932 e denominato "Battaglione alpini Monte Cengio".
Durante la bufera della seconda guerra mondiale quando dopo il 1943 il Paese si trovò occupato dai tedeschi e sulle montagne c'erano i partigiani si prodigò, trovando per tutti parole di pace, di amore e di fede
Nel 1947 in occasione del suo giubileo parrocchiale 25° anniversario di ingresso in Cogollo
Don Luigi Agostini venne nominato "Arciprete ad personam" Il passaggio di grado non mutò il modo di comportarsi con il suo gregge sempre disponibile con i bisogni dei suoi parrocchiani.
In oltre 30 anni di ministero a Cogollo molteplici sono statele iniziative in campo religioso sopratutto a favore della gioventù, difatti numerosi erano i giovani che frequentavano la canonica,
in una sala aveva allestito, aiutato dai cappellani di turno una scuola di latino, matematica, italiano, storia e geografia a disposizione di quanti avevano voglia di studiare. I frutti di tale iniziativa non si fecero attendere diversi giovani e ragazze intrapresero la vocazione sacerdotale e religiosa.
Nel 1953 dopo una malattia incurabile circondato dall'affetto dei suoi parrocchiani il cuore del Vecchio Scarpone si fermò per sempre. Ulteriore conferma della sua generosità verso gli altri si ebbe quando in tutta la spoglia canonica non fu possibile trovare biancheria e vestiti presentabili per "l'ultimo viaggio"e si dovettero domandare ai parrocchiani.
I funerali si tennero alla presenza dei Vecchi del "Feltre",di molti sacerdoti della diocesi , dei 15 sacerdoti di Cogollo suoi allievi, di centinaia di Alpini accorsi da tutta la Provincia e da migliaia di persone di ogni classe sociale.
Del gruppo Alpini Don Agostini era stato il fondatore ed il motore entusiasta, quindi a distanza di 16 anni in occasione della Ricostituzione del Gruppo Ana di Cogollo il nuovo Gagliardetto inaugurato il 13 marzo del 69 fu ufficialmente intitolato a Don Luigi Agostini Nello stesso anno gli Alpini per onorare la memoria dell'amato sacerdote organizzarono un pellegrinaggio alle pendici del monte Cauriol, sui campi di battaglia ove Don Luigi aveva condiviso sofferenze e fatiche con il "Feltre" Lì vennero individuate le rovine della chiesetta che Don Luigi aveva fatto costruire nel 16 e 17. Tra le macerie venne recuperata una colonnina in pietra che venne incorporata con un'immagine fotografica dell'ex parroco, poi nei 1971 sul monumento dedicato a Don Luigi Agostini che gli alpini con il contributo anche della popolazione hanno eretto nella piazza di Cogollo.
Pier Giuseppe Mioni
LA COMPAGNIA DEI "VECI CAN" E IL SUO DECAGOLO
Nelle lunghe notti invernali sul monte Cauriol , nella baracca del Comando Battaglione,fra una bevuta ,una telefonata e una partita a dama,costituimmo ufficialmente, fra i vecchi Ufficiali del Battaglione, la compagnia dei " Veci Can" con annessa una sottosezione dei "bocia". Erano "Veci Can" gli ufficiali che, da tempo al Battaglione rispondevano a certi requisiti, ufficialmente sanzionati in un decalogo che compilammo ad ore molto piccole in una interminabile notte di guerra e che qui mi piace riportare. i "bocia " invece,erano ufficiali da minor tempo giunti al Battaglione, che dovevano ancora fare un lungo tirocinio prima di essere ammessi nella nobile corporazione dei "Veci Can"
Diceva il decalogo in tredici massime:
1) Ama la Patria e la Montagna - La Patria è l'Italia; sii pronto a dare per Lei la vecchia tua scorza.- la Montagna è bella ma scomoda, cerca sempre di dominarla dall'alto, è più comodo aver il capogiro per guardare in giù, che tirar ostie per salirla.
2) Fuma la pipa ed il toscano; gli altri fumi sono leccornie indegne di un vecchio cane. Non ciccare e non tabaccare, è roba da facchini e da preti. Onora la barba, l'aveva Maometto, l'avrai anche tu. Sia bella o brutta, rossa o nera,sarà sempre l'insegna del vecchio cane barbogio. Chi si taglia la barba è un fedigrafo effeminato, e stercorario e morirà maledetto.
3) ama il vino,tetta dei vecchi,latte del cane umano. Il fiascoè la mammella del mondo. non disdegnare la grappa, i liquori più fini rovinano lo stomaco ed abbassano il vecchio cane al putrido livello del bocia infame e cachettico.
4) Vestirai cone un Vecchio Soldato. Vestito vecchio fa buon brodo;Non è proibito dargli l'impronta di ciò che si mangia o si beve, ne conserverai così più a lungo il vivente e ambulante ricordo.
5) Non avrai paura delle palle ne delle sbibole. Se le sbibole però son fitte andrai in galleria. Meglio un vecchio cane vivo che due morti.
6) Se avverso è il destino bevici sopra. Tirerai qualche ostia ma non troppo. Se il toscano non tira,tiralo in faccia a chi ti da noia e accendine un altro. la paga l'è poca, ma vivere bisogna.
7) Tratta affabilmente i compagni e gli inferiori. Non lasciarti però mancare di rispetto e inculca a suon di pedate il senso della tua superiorità.
8) Sii sempre munito di un duro bastone, esso ti procurerà il rispetto di tutti. Se qualcuno ti rompe le scatole, rompigli in testa il bastone. Se invece della testa si romperà il bastone, promuovi "vecchio cane" il bastonato e chiedigli scusa.
9) Non andrai a dormire mai alla sera- quando i bocia dormono,il vecchio cane deve fare la guardia. Gli siano compagni il fiasco e il toscano. A mezzanotte mangerai salame e pane e la conterai lunga ancora qualche ora.
10) Non marcar mai visita- Col sole e colla tempesta, sotto l'acqua e sotto la tormenta, su per le crode, come nei pantani, il vecchio cane deve sempre crepare di salute. La tua pelle deve farsi dura come quella di un vecchio somaro ottantenne e la faccia nera e brutta incuterà rispetto.
11) Disprezza il nemico e tiragli sulla testaccia. Se si da prigioniero accoppalo e poi dagli da mangiare.
12) il tuo occhio sia vigile e pronto. I tuoi muscoli siano temprati e saldi come le portanti di una teleferica che funzioni. Va dritto per la tua strada e strafottitene di tutti-
13) Sii buono come il pane coli inferiori ma feroce come una jena colle carogne e coi vili. AMEN
Della nobile Corporazione facevano parte : Manaresi, il Cappellano Don L. Agostini, li capitano medico Pedrazzi, i Tenenti Morero , Tomasini , Caimi, Caceffo, Bonardi gli irredenti Corsi,Tonini, Pernici . La schiera venne poi via via aumendo con nuove reclute uscite dalla incubazione dei "bocia" ( Berti, Reverberi, Korner, Follini, Montiglio ecc.)